Aceri giapponesi, cenni di coltivazione e condizione colturali.
Gli aceri giapponesi rappresentano una inesauribile fonte di
attrazione in qualsiasi giardino. La primavera, assieme all'autunno, è la
stagione migliore per osservarne le fasi più spettacolari.
Sono innumerevoli le cultivar di acero giapponese dalla colorazione
primaverile interessante, così come le caratteristiche secondarie sulle quali
soffermarsi. Le straordinarie macchie di colore create da queste piante sono
del tutto paragonabili alle fioriture di arbusti o piccoli alberi e la durata
dell'effetto spettacolare può superare abbondantemente le 3–4 settimane.
Se invece un attento osservatore considera cultivar con
caratteristiche meno appariscenti ma più visibili nel dettaglio, può trovare
curiosità molto interessanti e a volte stupefacenti.
Momenti di notevole interesse vengono a crearsi già a
partire dalla fase di ingrossamento delle gemme, continuando con le successive
fasi di apertura e di sviluppo dei germogli, sino alla completa manifestazione
delle nuove foglie.
Come sempre accade in questi casi, la luce gioca un ruolo
determinante. I passaggi che portano, giorno dopo giorno, dalla gemma al
fogliame definitivo vanno osservati tenendo conto delle ulteriori variabili
create dalle atmosfere mattutine, dall'illuminazione quasi verticale nelle ore
centrali della giornata, o dagli ultimi raggi di sole prima del tramonto.
Saper cogliere questi aspetti visivi sulle piante aggiunge
ulteriori emozioni, in quanto sono sempre presenti effetti di luce, giochi di
colore e armonie molto intense. Persino dopo una pioggia primaverile possono
essere crearsi incredibili spettacoli di colore, riflessi e atmosfere molto
suggestive.
Altro effetto importante è dato dalle leggere brezze
pomeridiane, alle quali i teneri germogli e le giovani foglie rispondono
immediatamente, dando movimento al giardino ed esaltando ancor di più gli
effetti di luce (specie nelle cultivar a foglia rossa). Confondendo così i
colori delle pagine inferiori e superiori delle foglie diversamente illuminate,
ne risulta una girandola di riflessi e sensazioni di grande impatto visivo.
Acer palmatum Higasa Yama nella sua spettacolare metamorfosi
primaverile. Acer palmatum Red flash
nelle prime ore pomeridiane.
Presi singolarmente, i fiori sono spesso insignificanti, ma
sia la conformazione dei grappoli che il colore – a volte contrastante con i
germogli e le foglie – possono essere un altro importante motivo di attrazione
della pianta.
Le giovani samare, poi, possono essere molto appariscenti,
in una gamma di colori molto vasta, in contrasto o in sintonia con la foglia, a
volte iridescenti. Perfino l'angolo di apertura delle ali può variare
notevolmente a seconda della cultivar, così come l'inserzione del grappolo sul
germoglio – a volte pendula, in alcuni casi rivolta verso l'alto.
Colori primaverili
La gamma di colori primaverili negli aceri giapponesi è
vastissima ed è pressoché impossibile illustrarla a parole.
Se si considerano i colori che si manifestano dalla
schiusura delle gemme in poi, si può affermare che esistono cultivar a colorazione
verde nelle tonalità più disparate, con effetti brillanti od opachi inclusi
toni di colore sovrastanti la lamina fogliare (ad esempio ramati e arancio
bruciato), con riflessi metallici e così via.
Alcuni esempi di colori primaverili su diverse cultivar di
Acer palmatum messe a confronto.
A seconda della varietà, le foglie e i giovani germogli
possono essere di colore arancio, rosso, porpora, viola, marrone, cacao,
bianco, rosa, salmone, crema, pesca, ocra, o ambra. La casistica di colori e
tonalità intermedie è molto vasta, per non parlare degli altri dettagli, come
variegature, marginature, punteggiature, venature di colore diverso, e così
via.
Va detto che, per riconoscere una cultivar di acero
giapponese, il colore primaverile può essere un elemento non sufficiente anche
per gli esperti. Molte varietà infatti sono soggette a complete metamorfosi di
colore e, a seconda del periodo in cui si osservano le piante, non è facile
stabilire quali cambiamenti siano avvenuti prima, e quali ancora avverranno
sino all'autunno. Cultivar apparentemente identiche in primavera possono
rivelarsi completamente differenti quando arriva l'autunno.
Le colorazioni primaverili possono variare di molto anche
nella stessa varietà in funzione dell'esposizione, delle temperature, dello
stato di salute della pianta e delle condizioni colturali.
Generalmente, i colori brillanti si possono protrarre a
lungo se le temperature si mantengono al di sotto dei 25 °C. Di contro, in
molte varietà le foglie meno esposte al sole o troppo ombreggiate possono
facilmente assumere colorazioni sbiadite e meno indicative di quelle più
illuminate.
Cenni di classificazione
Nell'ambito del genere Acer esistono molte specie, e
all'interno di queste sono raggruppate numerose varietà. Alcuni importanti
autori non sono perfettamente in sintonia con le classificazioni più recenti.
A questo va aggiunta una notevole confusione da parte degli
addetti ai lavori, dovuta al fatto che a nomi botanici spesso travisati si
sovrappongono nomi volgari, nomi tradotti dal giapponese, nomi errati e, come
al solito, l'insufficiente competenza di molti addetti alla loro
commercializzazione.
Senza voler approfondire più di tanto l'aspetto
"botanico", diamo adesso una suddivisione empirica, condivisa da
molti importanti autori. Innanzitutto, distinguiamo tra "aceri
giapponesi" e "aceri del Giappone" sebbene il significato
letterale sia il medesimo.
Acer palmatum Shigitastsu Sawa (sin. Reticulatum) appartiene
al Gruppo 1. Questa varietà in primavera assume sensazionali contrasti tra le
nervature e il resto della lamina fogliare.
Gli aceri definiti come "giapponesi" sono
riconducibili principalmente alla Sezione Palmata, che comprende molte specie
fra cui A. palmatum in maniera preponderante (oltre 250 cultivar ), e A.
japonicum (circa una decina di cultivar). Seguono in numero molto più limitato
varietà di A. shirasawanum, A. sieboldianum, A. pseudosieboldianum, A.
circinatum. Quest'ultima specie (a dispetto della collocazione negli
"aceri giapponesi") è originaria della Costa Occidentale degli Stati
Uniti, a conferma della teoria riguardo l'esistenza dello stretto di Bering.
Gli altri "aceri del giappone", pur se originari
in massima parte del continente asiatico, vengono considerati aceri orientali
ma non sono accomunati agli aceri giapponesi. Le varietà di acero giapponese in
commercio sono generalmente tutte innestate su Acer palmatum. La talea è
possibile ma solitamente poche varietà hanno sufficiente vigore se riprodotte
in questo modo, pertanto si preferisce il metodo dell'innesto su Acer palmatum.
Non va dimenticato inoltre che sono presenti sul mercato
decine di semenzali non registrati come cultivar.
Le numerose varietà di Acer palmatum, sono state, per
convenzione, suddivise in sette gruppi, che tengono conto della conformazione
della foglia. In realtà, le sottospecie botaniche vere e proprie sono quelle
facenti capo ai primi tre gruppi sottoelencati. Per ogni gruppo citato le
cultivar possono poi essere distinte dal colore della foglia: verde, rossa o variegata.
Gruppo 1 - Amoenum (A. palmatum subsp. Amoenum). I lobi
fogliari sono poco divisi sino al massimo di due terzi della foglia.
Gruppo 2 - Palmatum (A. palmatum subsp. palmatum). Lobi
divisi da 2/3 sino a 3/4 della foglia.
Gruppo 3 - Matsumurae (A. palmatum subsp. Matsumurae) Lobi
molto incisi da 3/4 sino alla base.
Gruppo 4 - Linearilobum. Lobi sottilissimi e nastriformi.
Gruppo 5 - Dissectum. Lobi profondamente incisi e
ulteriormente suddivisi in sottolobi.
Gruppo 6 - Nani. Piante che a maturità posso raggiungere
dimensioni massime di due metri
Gruppo 7 - Altri. Vi figurano tutte quelle cultivar che per
caratteristiche spesso peculiari non possono incluse in nessuno dei gruppi
precedenti.
Acer palmatum Katsura (in alto) e Beni Tsukasa (in basso)
sono due esempi del gruppo 2 con interessante colorazione primaverile. Acer palmatum Ariadne, una
cultivar del gruppo 3 a fogliame profondamente inciso e variegato.
Acer palmatum Shino Buga Oka, un esempio di linearilobum
(Gruppo 4). Acer palmatum Pink
Filigree, un dissectum molto attraente (Gruppo 5).
Acer palmatum Okina (Gruppo 6) appartiene al gruppo delle
varietà nane, e come tale si presta molto bene alla coltivazione in vaso. Acer palmatum Shishigashira (Gruppo 7).
Come tutti gli aceri del suo gruppo, è assolutamente unico nella morfologia e
nel portamento.
Coltivazione: cenni generali
Samare di Acer palmatum 'Azuma murasaki'.
La coltivazione dell'acero giapponese non è proibitiva
neanche per un novizio, ma è bene pensare ad una pianta che non deve essere
abbandonata a se stessa nemmeno per qualche settimana – specialmente se si
tratta di un soggetto giovane, di recente acquisto e ci si trova nel periodo
estivo.
Pertanto, occorre seguire scrupolosamente alcune regole,
tenendo sempre presente che le condizioni ideali per la crescita degli aceri
giapponesi contemplano terreni freschi, leggeri, umidi ma assolutamente ben
drenati, esposizioni al sole del mattino e ombra luminosa nel pomeriggio,
specialmente in estate se si superano i 28-30°C.
Queste condizioni sono difficilmente ripetibili nei mesi
estivi in Italia, soprattutto al Centro Sud, e in particolar modo se si
considera la coltivazione in vaso in aree urbane fortemente surriscaldate.
Sarebbe ideale un'esposizione a est–nordest, con sole al
mattino e ombra o luce filtrata da grandi alberi nel pomeriggio, per evitare
temperature troppo elevate sulle foglie.
Nei casi estremi, per avere successo nella coltivazione
occorre prendere alcuni accorgimenti: ad esempio, riparo dal cocente sole
estivo pomeridiano, possibilità di irrigazione in estate, disponibilità di
acqua giornaliera – evitando però di irrigare sopra chioma nelle ore più calde
della giornata.
Terreno
Molti tendono a considerare l'acero giapponese come pianta
acidofila, ma questo non è particolarmente vero. Infatti Acer palmatum, che
come abbiamo detto viene usato come portinnesto universale, pur preferendo
terreno da neutro ad acido, sopporta tranquillamente terreni leggermente
alcalini.
In ogni caso, in presenza di terreni con pH molto alto, alte
percentuali di argilla e calcare, si possono aggiungere torba e buon terriccio
organico nella buca d'impianto.
Occorre fare molta attenzione al ristagno idrico e alla
presenza di strati impermeabili sul fondo della buca. Infatti, questi possono
causare il deperimento della pianta e portarla a morte sicura nel giro di pochi
anni.
Al momento dell'impianto, si consiglia di mantenere il
colletto della pianta in una posizione piuttosto sollevata rispetto al livello
del terreno, anche a costo di avere parte delle radici un poco scoperte. In
quest'ultimo caso, si può rimediare all'inestetismo ricoprendo la parte
sollevata con terriccio o materiale pacciamante.
Per quando riguarda le concimazioni, l'ideale sarebbe una
leggera letamazione pacciamante a fine autunno, ma si può optare per altri tipi
di concime chimico od organico anche ad inizio primavera o in fasi successive.
Occorre fare attenzione a non eccedere con le concimazioni
specialmente quelle ad alto titolo di azoto perché un forte quantitativo di
questo elemento (specialmente nei periodi estivo-autunnali) può apportare
eccessiva proliferazione di germogli tardivi, che spesso non riescono a
lignificare prima dell'inverno.
Anche su molte cultivar a foglia variegata la concimazione
ha un effetto negativo, in quanto si vengono prodotti rami vigorosi che spesso
non manifestano alcuna colorazione al di fuori del verde. Nel dubbio, è meglio
non fornire alla pianta alcuna concimazione.
Resistenza al sole e agli stress.
L'acero giapponese può facilmente reagire agli stress
subiti, riportando bruciature parziali o totali delle foglie con conseguente
grave defogliazione durante la stagione vegetativa.
Le cause di stress possono essere molteplici. Fra queste, la
più frequente è la scottatura da esposizione ad alte temperature, ma lo stesso
effetto può essere causato da venti caldi e asciutti, venti salati, irrigazione
sulle foglie nelle ore più calde della giornata, contrasto termico fra l'acqua
di irrigazione e il terreno, oppure una concomitanza di alcuni di questi
fattori.
Possono bastare poche ore di disagio alla pianta, nei
momenti in cui questa è particolarmente suscettibile, per compromettere la
bellezza e la colorazione autunnale di una intera stagione. Per questo motivo,
nei casi limite si consiglia di prestare molta attenzione alle condizioni
colturali.
Abbinamento tra Hosta a fogliame verde brillante uniforme e
Acer Palmatum 'Ariadne'.
Lo stress dovuto alle alte temperature è quello più
frequente e facilmente rilevabile. La foglia, tramite l'acqua che fa evaporare
dalla sua superficie, abbassa la propria temperatura ma, se la quantità d'acqua
presente nel terreno non è sufficiente o comunque le temperature sono troppo
elevate, la foglia brucia. Nei casi lievi bruciano solo le parti terminali
(come le punte), mentre in quelli più seri brucia l'intera lamina fogliare, con
conseguente caduta della foglia ustionata.
Il processo può verificarsi solo a carico dei rami più
esposti o, nei casi più gravi, sull'intera pianta. Solitamente, nel giro di
qualche settimana la pianta emette nuove foglie e si riprende, se la stagione
non è troppo avanzata. In ogni caso, questo processo è sicuramente traumatico,
ed il suo eventuale ripetersi nel corso degli anni porta ad un pericoloso stato
di deperimento.
Anche qui la logica aiuta a capire che foglie con superfici
alquanto frastagliate, oppure con minor presenza di clorofilla, sono più
soggette a questo rischio. Volendo stabilire un gradiente di sensibilità in
base alla colorazione fogliare, le varietà più soggette alle scottature sono
quelle a foglia variegata, seguono le rosse e successivamente le verdi.
Il gradiente di resistenza in base alla morfologia fogliare
è dato dalla profondità di incisione del lembo, pertanto le cultivar a foglie
molto frastagliate, tipo quelle dei dissectum, sono più sensibili, mentre
quelle a foglia più larga tendono a disidratarsi meno.
A volte esistono cultivar variegate che sono comunemente molto
resistenti, contraddicendo quanto sopra indicato. Per questo motivo, sarebbe
sempre bene basarsi sulle esperienze acquisite, e occorre ricordare che l'età
della pianta, il suo assestamento nel terreno, un trapianto recente e tanti
altri fattori possono alterare considerevolmente queste euristiche.
Coltura in vaso
Tutte le piante di acero giapponese possono essere coltivate
in vaso, specie se così allevate fin dai primi anni di vita. Sebbene esistano
cultivar che sono più adatte per questo tipo di coltivazione, altre cultivar,
dopo qualche anno di vita in vaso, si trovano più a loro agio in piena terra.
Solitamente il gruppo delle cultivar nane comprende varietà
ideali per la coltura in vaso e per i bonsai. Infatti, le cultivar nane sono
dotate di internodi molto ravvicinati, potendo così rispondere facilmente alle
potature e alle correzioni degli addetti al settore.
Spettacolare effetto delle foglie osservate sullo sfondo del
cielo.
Altre varietà vanno valutate caso per caso. Capita spesso
che alcun cultivar molto vigorose nei primi anni della loro vita, pur dando la
sensazione di poter raggiungere notevoli dimensioni a maturità raggiunta,
perdano vigore col passare degli anni, mantenendo dimensioni decisamente più
contenute del previsto.
È molto importante ricordare che in vaso le condizioni
favorevoli agli stress aumentano, dato che l'apparato radicale si trova
costretto ad esplorare un limitato pane di terra, nel quale l'acqua è soggetta
a rapida evaporazione.
Collocando i vasi in presenza di elementi urbani quali
terrazzi, asfalti, pavimentazioni, si favorisce il prolungarsi delle
esposizioni ad alte temperatura della pianta. In questi casi, specie nei
periodi estivi, si deve aver modo di irrigare almeno una volta al giorno.
Un aspetto positivo della coltivazione in vaso è la
possibilità di spostare a piacere la pianta in posizioni meno esposte. Ad
esempio, si possono mantenere i vasi in pieno sole sino a metà primavera, per
poi sistemarli in zone più ombreggiate non appena le temperature pomeridiane
iniziano ad assumere valori molto elevati.
Gli aceri giapponesi sono piante abbastanza rustiche, per
cui non esistono rischi elevati di perdite da gelo. Tuttavia, occorre prudenza
nell'esporre le piante giovani, specie se in vaso, a temperature al di sotto
dei 10-12 gradi sottozero.
Aceri in giardino
Con il loro fogliame gli aceri giapponesi sottolineano un
percorso, e allo stesso tempo aumentano l'interesse e la curiosità nei
particolari, negli accostamenti, negli scorci.
Qualsiasi cultivar di acero giapponese può essere usata a partire dall'esemplare solitario. Infatti, ogni acero è una piante intrinsecamente architettonica, adatta a divenire un punto focale o un elemento di attrazione in qualsiasi stagione dell'anno.
Potendo disporre e di spazio e di cultivar diverse, risulta molto suggestiva la creazione di grandi gruppi, in cui le diverse varietà possano mostrare fogliame, colori e portamenti diversi e mutevoli colorazioni stagionali.
L'apparato radicale dell'acero giapponese non è particolarmente
invadente e competitivo, pertanto si può consociare con altre piante quali
rododendri (dove il terreno ne permette la coltivazione) o conifere nane.
Oltre a queste piante potranno, volendo, integrarsi altre piccole erbacee perenni, tappezzanti, Hosta o graminacee ornamentali, purché la scelta ricada su varietà non troppo invasive.
Il tutto può essere enfatizzato mediante brevi sentieri o leggeri passaggi tra i gruppi in cui le piante di acero giapponese creano prospettive e scorci estremamente spettacolari.
Potatura
La potatura di norma non andrebbe effettuata, se non per
contenere cultivar molto vigorose, e per eliminare rami o forti germogli in
posizioni indesiderate.
Per la potatura vera e propria, si possono eventualmente
accorciare su una coppia di gemme i rami dell'anno, e va detto che comunque la
pianta non risponde mai in modo convincente alle potature vere e proprie e
ricorrenti.